- Burro di Karitè
- Il burro di Karitè viene estratto dalle noci dell’albero di Karitè, originario dell’Africa, e rappresenta un importante patrimonio culturale ed economico per le donne che lo producono.
- In virtù delle sue numerose proprietà curative, è considerato un albero sacro da gran parte delle comunità dove l’albero cresce o viene coltivato.
- Usato topicamente, il burro di Karitè puro è un aiuto prezioso per tutti gli stati infiammatori della pelle, e nel trattamento della pelle secca e screpolata, delle cicatrici e delle smagliature.
- Il suo utilizzo migliora notevolmente l’idratazione di ogni tipo di pelle e attenua i segni del tempo della pelle matura o soggetta a stress ambientale.
Questo testo presenta dettagli sulle proprietà botaniche e cosmetiche del burro di Karitè. Le singole sezioni sono strutturate in modo tale da permettervi di navigare subito al capitolo che vi interessa di più.
I capitoli di questa pagina sono
- Descrizione botanica
- Storia dell’albero del Karitè
- La produzione dell burro di Karitè
- Tecniche di estrazione del Karitè
- Composizione del burro di Karitè
- Il burro di Karitè in cosmesi
- Come utilizzare il burro di Karitè
- Avvertenze nell’uso cosmetico
- Bibliografia
Descrizione botanica
- Karitè
- Famiglia: Sapotaceae
- Genere: Vitellaria
- Specie : Vitellaria paradoxa
Caratteristiche botaniche dell’albero del Karitè
La Vitellaria paradoxa, comunemente conosciuta come albero del Karitè, appartiene alla famiglia delle Sapotaceae, che comprende alberi, liane, liane legnosi e arbusti, suddivisi in 53 generi , per lo più classificati come alberi nelle regioni tropicali e sub-tropicali del Sud America e dell’Asia (1). Molte delle specie sono caratterizzate da lattice bianco appiccicoso, spesso presente nella corteccia, nei rami, nelle foglie e nei frutti. Secondo Plant Resources of Tropical Africa (PROTA), Vitellaria paradoxa è l’unica specie del genere Vitellaria, e in essa sono state riconosciute due sottospecie, Vitellaria paradoxa subsp. Paradoxa (sinonimo: Butyrospermum parkii (G. Don) Kotschy) e Vitellaria paradoxa subsp. Nilotica (sinonimo: Butyrospermum niloticum Kotschy). Le specie sono entrambe utilizzate per gli stessi scopi, ma la sottospecie paradoxa è la più comune ed importante, nonché la più studiata e la più diffusa e coltivata. Attualmente, secondo la IUCN (International Union for Conservation of Nature), questa specie appare sulla lista rossa delle specie vegetali vulnerabili, ovvero maggiormente minacciate di estinzione a causa dello sfruttamento eccessivo degli esemplari selvatici, su cui orientare quindi gli sforzi di conservazione.
La »Cintura del Karitè«
Vitellaria paradoxa è una specie nativa dell’Africa, caratteristica della savana dell’Africa occidentale, sebbene sia presente anche nel Sahel meridionale, ed è diffusa nell’Africa tropicale, dal Senegal al Sudan, fino all’Etiopia occidentale e all’Uganda. La regione dove l’albero di Karitè è diffuso viene chiamata dai commercianti »Cintura del Karitè«, e si estende su oltre un milione di chilometri quadrati. Infatti, gli animali domestici così come gli elefanti selvatici, gli uccelli, gli ungulati, i primati e i pipistrelli contribuiscono alla dispersione dei suoi semi a lunga distanza. Lo stesso vale per gli esseri umani. La diffusione dell’albero di Karitè in Gambia, ad esempio, è avvenuta con la migrazione di gruppi etnici dalle regioni interne dell’Africa occidentale (2).Vitellaria paradoxa è un albero deciduo di medie dimensioni, con un’altezza che in condizioni ottimali può raggiungere i 25 m, e un tronco che può raggiungere un metro di diametro. Cresce principalmente ad un’altitudine di 100-600 metri e con temperature diurne annuali comprese tra 24° e 29°. Predilige clima secco con una stagione arida di 5-8 mesi e una piovosità media annuale compresa nell’intervallo 500-1000 mm. Cresce preferibilmente in posizione pienamente soleggiata, tollerando l’ombra leggera (3). L’albero di Karitè cresce su suoli argillosi, sabbiosi, terreni sassosi e lateriti, ma preferisce, per una crescita ed uno sviluppo ottimali, pendii colluviali con terreni sabbiosi, ricchi di ferro, profondi, ben drenati e ricchi di materia organica. Preferisce terreni con un pH neutro. L’albero produce una radice a fittone lunga fino a 1 m unitamente ad un sistema di radici laterali molto esteso, in grado di tollerare forti siccità e di rigenerarsi in caso di incendi. La capacità dell’albero di rigenerarsi bene e in fretta lo rende uno degli alberi più importanti e significativi nella conservazione del suolo e dell’acqua e nella protezione ambientale nell’Africa occidentale semiarida (4). L’albero di Karitè possiede una corteccia spessa, longitudinalmente e profondamente fessurata. Le foglie sono riunite in grappoli densi, disposti a spirale alle estremità di robusti ramoscelli, e sono munite di picciolo con una lunghezza che varia da 5 a 15 cm. Le foglie giovani sono color ruggine e pubescenti, poi coriacee, glabre, verde scuro, lucide, lunghe 12-25 cm e larghe 4-7 cm. I fiori crescono preferibilmente in prossimità delle foglie terminali, sono ermafroditi e di colore bianco crema, molto profumati e mielosi, e portati da lunghi pedicelli. Il frutto del Karitè è una bacca globosa ed ellissoide,verde o gialla,, con una polpa spessa e un seme ovale o rotondo di colore rosso-marrone: la noce di Karitè. La noce è circondata da un guscio fragile e lucido, e all’interno racchiude un nocciolo bianco e grasso, che vengono utilizzati per produrre il cosiddetto burro di Karitè . Durante la sua crescita il frutto è inizialmente verde ma diventa verde-giallastro o marrone quando maturo. L’albero di Karitè è una specie decidua e perde le foglie tra novembre e marzo, durante la stagione secca. La fioritura avviene sugli alberi senza foglie da Dicembre ad aprile, a seconda delle regioni, mentre le nuiove foglie appaiono immediatamente dopo la fioritura. La fruttificazione inizia in Dicembre e termina a luglio e la raccolta avviene da giugno ad agosto. C’è una considerevole variazione nella periodicità stagionale del ciclo fenologico, vista l’estesa fascia geografica di diffusione dell’albero. L’albero di Karitè è inoltre un’ importante fonte di miele. Le api sono i principali impollinatori degli alberi e la loro attività è fortemente influenzata dalle temperature. Una riduzione del numero di api e i frequenti incendi nella savana possono notevolmente contribuire alla bassa fruttificazione degli alberi di Karitè. Il successo riproduttivo dell’albero di Karitè è molto limitato, e ulteriori ricerche devono essere condotte per capire bene il suo motore e mettere in atto strategie migliori per una fruttificazione efficace.
La crescita iniziale del fusto è lenta: la ramificazione avviene dopo 4-7 anni. L’albero inizia a fiorire all’età di 10-25 anni. La maturità è raggiunta a 20-45 anni, e la durata totale della vita dell’albero di Karitè è di circa 200-300 anni. La sua propagazione avviene attraverso i semi freschi.
Storia dell’albero del Karitè
L’albero di Vitellaria paradoxa, precedentemente conosciuta come Butyrospermum parkii, e più comunemente conosciuto come l’albero del Karitè, non è soltanto la fonte delle noci di Karitè dalle quali si ricava il ben noto burro di Karitè; rappresenta anche una preziosa risorsa per conservare i delicati ecosistemi dell’Africa semi arida e per sostenere intere comunità (3).
Shea butter, o burro di Karitè, deriva dalla parola S’í, il nome Bambara dato all’albero nelle regioni dove tale etnia abita in Mali. In tutta l’Africa, il continente di origine, ha molti altri nomi, tra cui Kade o Kadanya nella lingua Hausa, Ori in alcune parti dell’Africa occidentale, e Karitè nella lingua Wolof del Senegal. Quest’ultimo nome significa »Albero della Vita«, un nome guadagnato in virtù della sua capacità di trattare e guarire numerose condizioni di pelle, capelli e salute. Per le sue proprietà curative, l’albero di Karitè era riconosciuto come sacro e molte parti dell’albero venivano utilizzate per vari scopi; il legno era utilizzato ad esempio per scolpire i letti funebri e le bare dei re o dei leader rispettati delle varie comunità.
Le prime fonti storiche scritte che testimoniano l’utilizzo del burro di Karitè risalgono all’incirca al 1300, quando il sultano del Marocco Batouta, recatosi in Mali, fece ritorno in patria colpito dalle magiche qualità di questo prodotto. Fu soltanto dopo la fine del 1700, invece, che il burro di Karitè venne portato anche in Europa. E’ noto comunque che tale emolliente naturale fosse usato da molto prima di allora dai popoli africani. Come protettivo nel deserto, le noci di Karitè venivano rotte, schiacciate e bollite in un burro che veniva utilizzato per proteggere la pelle e i capelli dal calore e dall’aridità, e per alleviare le punture degli insetti.
Secondo alcune fonti storiche, l’utilizzo del burro di Karitè viene fatto risalire all’antico Egitto, all’epoca della regina Cleopatra, quando veniva usato soprattutto nei prodotti per la cura della pelle. Altri antichi racconti narrano che Cleopatra pretendesse grandi vasi pieni di burro di Karitè durante tutti i suoi viaggi, per poter quotidianamente applicare questo burro idratante, lenitivo e ringiovanente sulla sua pelle.
Tradizionalmente, il burro di Karitè era utilizzato per le sue proprietà medicinali nella farmacologia africana. I guaritori locali utilizzavano questo burro nutriente, spesso facendone l’ingrediente chiave, nelle preparazioni per curare problemi di salute come tosse, reumatismi, contusioni, infiammazioni, piccole dislocazioni ossee e lebbra. Le sue proprietà cicatrizzanti lo rendevano efficace per trattare le smagliature e rigenerare la pelle tagliata, e per lenire le cicatrici della circoncisione. Con la sua diffusione in diverse regioni dell’Africa, è divenuto inoltre ingrediente fondamentale in molti prodotti , quali saponi e decongestionanti nasali. Studi condotti negli anni ’40 testimoniarono che gli africani che utilizzavano il burro di Karitè soffrivano di molti meno disturbi alla pelle di coloro che non lo usavano. Alcune comunità in Africa usavano il burro di Karitè per applicazioni più ampie, come la produzione di oli per lampade, per proteggere i tetti delle loro case dalle intemperie e per proteggere la pelle e le zampe dei loro animali domestici dalle sabbie ruvide e dal sale.
La produzione dell burro di Karitè
Il burro di Karitè africano ha acquisito in Occidente, negli ultimi decenni, una maggiore popolarità, dovuta al suo ormai diffuso utilizzo nelle linee naturali di prodotti cosmetici. Negli ultimi quindici anni, il burro di Karitè è diventato inoltre il centro di molte iniziative di sviluppo sociale, poiché è uno dei pochi beni economici, in molte regioni, sotto il controllo delle donne. Parte di una »filiera femminile«, il Karitè è stato a lungo raccolto, lavorato e commercializzato esclusivamente dalle donne. L’attuale elevata domanda del mercato globale estende la catena dei prodotti a base di Karitè, collegando le produttrici africane alle consumatrici occidentali.
I paesi produttori di Karitè (i principali sono Ghana e Burkina Faso) sono tra i più poveri al mondo. Come risultato dei progetti di sviluppo delle donne (WID-women-in-development) sostenuti dall’ONU, dalle agenzie di aiuto bilaterali e dalle ONG, le esportazioni di burro di Karitè sono aumentate considerevolmente dagli anni ’90, e attualmente rappresentano la maggiore, se non unica, fonte di guadagno ed emancipazione per moltissime donne africane.
Tecniche di estrazione del Karitè
La »fascia del Karitè« attraversa molti paesi ed etnie sub-sahariane. Tuttavia, nelle aree dove cresce l’albero del Karitè, le donne sono state a lungo quelle che hanno raccolto e lavorato le noci di Karitè. Il processo tramite il quale si ricava il burro dalle noci di Karitè rappresenta un antico sistema di conoscenza che è stato trasmesso di generazione in generazione da madre a figlia (5). Sono numerosi i metodi tradizionali di lavorare il burro, tuttavia, e le produttrici e gli acquirenti del prodotto riconoscono le differenze di qualità che sono associate a metodi distinti in specifiche regioni geografiche. La preparazione del burro di Karitè rappresenta perciò un patrimonio culturale di molti gruppi etnici diversi nella zona sub sahariana del Karitè (6).
L’estrazione del burro di Karitè con metodi tradizionali richiede molto lavoro, e proprio per la sua lavorazione tradizionale e artigianale, la quantità di burro ottenuta è variabile e le sue rese variano considerevolmente. Approssimativamente, 20 kg di frutta fresca possono produrre 4 kg di nocciolo essiccato da cui si può estrarre 1 kg di burro. Molte delle tecniche che le donne impiegano nella preparazione del burro di Karitè sono inoltre legate alla disponibilità di acqua, legna da ardere e manodopera. L’affumicatura, la tostatura o la bollitura delle noci, e anche il numero di volte che la pasta viene risciacquata, sono responsabili delle differenze percepite nella qualità o nel gusto. La diversità dei prodotti offerti deriva dai depositi culturali di conoscenza che risiedono in comunità specifiche. Questa conoscenza è intrisa di significati che attingono alla sfera sociologica, cosmologica e rituale (7).
Uno dei modi di produzione del burro di Karitè maggiormente conosciuto è quello utilizzato in Burkina Faso, uno dei maggiori produttori mondiali di Karitè. Il processo di produzione del burro inizia quando l’albero di Karitè da i suoi frutti, il che corrisponde alla fine della stagione secca, e continua per diversi mesi durante le piogge. Le donne e i bambini raccolgono i frutti caduti dagli alberi di Karitè, ispezionando un’area in un raggio che si estende da uno a tre chilometri dalla casa. Le noci raccolte vengono trasportate alle case per la lavorazione. La fase iniziale della produzione del burro comporta la spremitura dei frutti per rimuovere le noci. Per far fermentare la polpa ed estrarre le noci, i frutti di Karitè vengono talvolta sepolti in fosse sotto terra per almeno dodici giorni. Le noci vengono poi bollite (se piove) o lasciate asciugare al sole per circa due giorni, un processo che impedisce loro di germinare. Successivamente , le noci vengono tostate o affumicate sul fuoco per tre o quattro giorni. Al termine di queste fasi preliminari, le noci possono essere conservate fino a nove mesi, fino a che la donna è pronta per trasformarle in burro. Le tecniche specializzate che le donne usano per la conservazione e lo stoccaggio prolungano la »shelf life« del prodotto e assicurano la disponibilità delle noci tutto l’anno (8). Le noci successivamente vengono arrostite o affumicate alla stufa per 24 ore prima di essere schiacciate una ad una con una pietra sul terreno. In seguito vengono riscaldate in un calderone e pestate in un mortaio con un pestello. Questa fase produce una pastella marrone grossolana, che viene posta su una grande pietra e macinata , con una pietra più piccola, in una pasta a grana più fine. L’impasto ottenuto viene impastato con l’aggiunta di acqua. Due o tre donne battono ripetutamente la pastella spessa di Karitè affinchè la schiuma che si crea salga in superficie. Per le donne, la preparazione del burro di Karitè è un processo sociale: la schiuma viene poi trasferita in un secchio d’acqua, dove viene »lavata« a mano, e le donne fanno girare la miscela in bacini d’acqua per eliminare i residui indesiderati. I lavaggi successivi, ripetuti fino a quattro volte, producono una schiuma progressivamente più bianca, che viene poi bollita per molte ore. Lo strato superiore viene scremato, o chiarificato, e dopo il raffreddamento, e quindi la solidificazione, ed un’ulteriore filtraggio per trattenere eventuali sedimenti e residui del burro, il prodotto ottenuto è il burro di Karitè. Questo prodotto finale morbido e liscio viene raccolto in contenitori e confezionato, e si presenta di colore avorio, bianco sporco o crema. Il burro di Karitè grezzo, invece, è solitamente di colore giallo, poiché il suo metodo di lavorazione è più semplice. La produzione del burro di Karitè grezzo e non raffinato comporta prima la frantumazione, poi la grigliatura e poi la pestatura delle noci di Karitè raccolte. Le noci macinate vengono bollite fino a quando il burro comincia a galleggiare in superficie, da cui viene scremato. Viene poi messo in contenitori a raffreddare. In un processo come questo, senza un filtraggio meticoloso, il Karitè risultante, oltre ad essere giallo, può contenere macchie marroni.
La lavorazione industriale del burro di Karitè è tipicamente fatta tramite spremitura a freddo o estrazione con solventi, e il burro risultante può anche essere ulteriormente raffinato e deodorato¸tuttavia, a causa della crescente preferenza negli ultimi decenni per i prodotti naturali ed ecosostenibili, l’industria cosmetica ha compiuto molti sforzi per implementare metodi di estrazione tradizionali per produrre il burro di Karitè. L’attrezzatura utilizzata per imitare i metodi manuali tradizionali può migliorare l’efficienza utilizzando un mulino motorizzato, riducendo così lo sforzo fisico e il tempo necessario per macinare la pasta di Karitè. L’introduzione di una pressa meccanica o idraulica aumenta inoltre la resa in olio. Nella spremitura a freddo, le noci di Karitè vengono poste all’interno di un meccanismo di spremitura. Esse sono sottoposte ad alta pressione e attrito per rilasciare il loro olio, filtrato attraverso piccole aperture sul fondo del barile di pressatura. Queste aperture sono abbastanza piccole da impedire alle fibre di Karitè di uscire dal barile. Il burro che ne risulta è simile al burro di Karitè più raffinato ottenuto tramite lavorazione artigianale, di colore chiaro con un profumo tenue, e mantiene le sue proprietà nutritive.
L’estrazione dalle noci del burro di Karitè tramite solvente è una tecnica di estrazione ormai quasi inutilizzata, grazie all’attenzione dei consumatori verso metodi di estrazione più ecologici e maggiormente sostenibili.
Composizione del burro di Karitè
La speciale composizione del burro di Karitè lo rende un prodotto dalle numerose caratteristiche, in ambito culinario, medicinale e soprattutto cosmetico, grazie alla sua composizione quasi esclusiva di acidi grassi, indispensabili per garantirne le più importanti proprietà.
Le noci di Karitè contengono quasi il 50 % di grassi che, dopo la trasformazione in burro, salgono al 75 %. Si ha inoltre un contenuto minerale moderato di magnesio e calcio, sia nelle noci che nel burro. Ovviamente, la composizione chimica del burro di Karitè varia a seconda del luogo di provenienza delle noci e del metodo di estrazione utilizzato. Gli acidi grassi saturi e insaturi rilevati e analizzati presenti nel burro di Karitè sono 16, di cui 5 (oleico, stearico, palmitico, linoleico e arachidico) che mostrano livelli relativamente alti. L’acido oleico, un grasso monoinsaturo appartenente alla famiglia degli acidi grassi Omega 9, è dominante, e rappresenta circa il 38/60 % della composizione totale di acidi grassi presenti, seguito dall’acido stearico, un acido grasso saturo, che varia dal 30 al 55 %. Alcuni autori hanno rilevato che l’acido oleico è più dominante nel burro di Karitè proveniente dall’Uganda, mentre l’acido stearico è dominante nel burro proveniente dalle regioni dell’Africa occidentale (9). L’acido linoleico, un grasso polinsaturo appartenente alla famiglia degli acidi grassi Omega 6, è presente nella composizione totale degli acidi grassi in una percentuale che varia dal 4 al 9 % ; l’acido palmitico e l’acido arachidico, acidi grassi saturi,sono presenti rispettivamente tra il 2 e il 7 % e 0,8 e 1,8 % . L’alta proporzione di insaponificabili nella composizione del burro di karite, costituita dal 60/70 % di alcoli triterpenici e cinnamici, conferisce al Karitè buone proprietà protettive, antiossidanti e rigeneranti. L’allantoina, un altro composto insaponificabile, è invece responsabile dell’effetto cicatrizzante e stimolante sulla pelle. Il burro di Karitè contiene inoltre fitosteroli, composti fenolici e vitamina A, responsabili dell’effetto antiossiodante.
Il burro di Karitè puro in cosmesi
La popolarità del burro di Karitè deriva dal suo emergere, negli ultimi venti anni, come ingrediente chiave nelle linee di cosmetici »naturali«, grazie alle sue numerose proprietà che lo rendono un prodotto prezioso per il benessere della pelle e dei capelli.
Gli usi del burro di Karitè sono veramente numerosi, e in virtù dei suoi vari utilizzi lo troviamo ad oggi come ingrediente principale di moltissime preparazioni, quali oli e balsami per massaggio, oli detergenti, lozioni, creme, sieri per il viso, saponi, balsami per le labbra, rossetti, shampoo e altri prodotti per la cura dei capelli, unguenti e pomate.
Usato topicamente, il burro di Karitè è un ottimo idratante per la pelle del viso e del corpo, grazie alla composizione dei suoi acidi grassi, e alla sua consistenza che garantisce una pelle morbida senza residuo grasso. Vanta ottime proprietà protettive, e protegge la pelle dagli effetti disidratanti di vento, sale, calore ed esposizione al sole. Le sue eccellenti proprietà condizionanti lo rendono ideale, utilizzato puro, come balsamo per le labbra, poiché lenisce e idrata la pelle screpolata e secca.
Il burro di Karitè è particolarmente indicato sulla pelle secca e screpolata di talloni, gomiti e ginocchia, applicandolo direttamente puro tramite massaggio sulle parti interessate.
Grazie alle sue proprietà lenitive, è ottimo come balsamo dopo la rasatura, ma può essere anche applicato sulla pelle del viso come sostituto del sapone per ottenere una rasatura perfetta e una pelle morbida ed idratata. Inoltre, è un valido aiuto nel trattamento della pelle arrossata e soggetta ad eczema, così come in tutte le condizioni infiammatorie della pelle, poiché stimola la crescita di cellule sane.
Il burro di Karitè, grazie alle sue proprietà rigeneranti ed elasticizzanti, e alla sua composizione, stimola la produzione di collagene, ed è perciò raccomandato nel trattamento delle smagliature e delle cicatrici, e in special modo nel trattamento della pelle matura, poiché il suo utilizzo quotidiano attenua i segni del tempo e riduce le rughe e le macchie dell’età. Stimolando la produzione di collagene e promuovendo la crescita di nuove cellule, il burro di Karitè aiuta quindi a ridurre rughe e perdita di elasticità che lo stress ambientale e l’invecchiamento possono creare sulla pelle. Grazie a tali proprietà, e alla sua azione antinfiammatoria, è utilizzato inoltre per facilitare il processo di guarigione di piccole ferite, tagli e abrasioni, applicandolo direttamente in piccole quantità sulla parte interessata precedentemente ben pulita. Può essere peraltro combinato con altri oli vegetali per fare una pomata lenitiva per la pelle afflitta da piaghe, piccole ustioni, squame, screpolature, tagli.
La sua composizione lo rende un valido aiuto nel trattamento della pelle acneica, grazie alla sua blanda azione antibatterica e alla sua capacità seboequilibrante.
Il burro di Karitè viene tradizionalmente utilizzato per lenire le punture delle api e degli insetti e per ridurre il gonfiore, e, applicato in piccola quantità direttamente vicino al naso, come decongestionante nasale in caso di raffreddore e sinusite (4).
Grazie al suo naturale contenuto di SPF 3/4, il burro di Karitè svolge una blanda azione protettiva dei raggi solari, e può essere applicato sulla pelle sopra una protezione solare, avendo cura ovviamente di non utilizzarlo da solo prima dell’esposizione al sole. E’ ottimo inoltre utilizzato puro massaggiandolo delicatamente dopo l’esposizione solare.
Nel massaggio, unitamente a specifici oli essenziali e altri oli vegetali, idrata ed ammorbidisce a lungo la pelle, e tradizionalmente è utilizzato come lenitivo per i dolori articolari e muscolari, per gonfiore ed infiammazione e nel trattamento della cellulite.
Utilizzato puro massaggiandolo sul cuoio capelluto e sui capelli, dona ai capelli morbidezza e volume e li rende forti e lucenti E’ indicato inoltre per attenuare prurito, irritazione e forfora.
Come utilizzare il burro di Karitè
- Idratante per il viso e il corpo
- Massaggiare delicatamente una piccola quantità di burro di Karitè, precedentemente riscaldata e ammorbidita tra le mani, sulla pelle del viso e del corpo, fino a completo assorbimento. Utilizzarlo al posto della crema quotidiana per il viso massaggiandone una piccola quantità, oppure dopo la doccia sulla pelle asciutta del corpo per un’intensa idratazione, e la sera prima di dormire per un effetto nutriente e rigenerante. Per le labbra secche e screpolate, applicarne una piccola quantità massaggiando bene, ed unirlo a qualche goccia di olio di cocco per un’azione protettiva ancora maggiore.
- Nutriente sulla pelle screpolata e ruvida
- Sulle zone del corpo soggette ad ispessimenti, scaldare bene tra le mani una giusta quantità di burro di karité, aggiungere due gocce di olio essenziale di carota e massaggiare tale composto sulle zone interessate fino a completo assorbimento.
- Rigenerante ed elasticizzante sulla pelle del viso e del corpo
- Per il trattamento di cicatrici, smagliature e macchie dell’età, scaldare ed ammorbidire tra le mani una giusta quantità di burro di Karitè insieme a qualche goccia di olio di rosa mosqueta, quindi applicare sulle parti interessate con un leggero massaggio.
- Per il trattamento dell’acne
- Utilizzare quotidianamente una piccola quantità di burro di Karitè sulla pelle del viso soggetta ad acne, e massaggiare delicatamente fino al completo assorbimento.
- Scrub per il corpo
- Per uno scrub delicato e rigenerante, e una pelle luminosa, mescolare del burro di Karitè ammorbidito con olio di cocco e un cucchiaino di zucchero di canna, strofinare delicatamente per pochi minuti con movimenti circolari sulla pelle e risciacquare con acqua tiepida. Non utilizzare su pelle sensibile o arrossata.
- Per i massaggi
- Mescolare una piccola quantità di burro di Karitè con olio di jojoba e olio di rosa canina (o altri oli vegetali) nelle stesse proporzioni, riscaldare per ottenere un composto omogeneo e morbido e applicare sulle zone da trattare, unendo al composto, all’occorrenza, qualche goccia di olio essenziale specifico per il trattamento che si desidera effettuare.
- Per i capelli
- Per nutrire capelli secchi e sfibrati e il cuoio capelluto, unire una piccola quantità di burro di Karitè riscaldato ed ammorbidito a olio di avocado e a qualche goccia di olio essenziale di lavanda o rosmarino, poi applicare il composto ancora tiepido distribuendolo su tutta la lunghezza dei capelli e massaggiandolo delicatamente sul cuoio capelluto. Lasciare in posa avvolgendo la chioma in un asciugamano per circa mezz’ora, quindi procedere al risciacquo con uno shampoo delicato. Sui capelli crespi, utilizzare il burro di Karitè come condizionante, applicandolo sui capelli asciutti. Per attenuare prurito e forfora, ammorbidire una piccola quantità di burro di Karitè ed utilizzarlo puro massaggiandolo sul cuoio capelluto. Lasciare in posa venti minuti avvolgendo i capelli in un asciugamano caldo e procedere al risciacquo con uno shampoo delicato.
L’ideale è acquistare burro di Karitè ottenuto tramite il metodo tradizionale, all’interno di progetti che sostengono il commercio equo e solidale e i diritti e l’economia delle donne africane, le antiche vere produttrici di questo grande patrimonio culturale. E’ importante informarsi sempre sull’origine e sul metodo di estrazione del prodotto che si acquista.
Avvertenze nell’uso cosmetico
L’olio di mandorle dolci è un olio vegetale delicato e generalmente sicuro sulla pelle.
In caso di pelle molto sensibile, si consiglia l’utilizzo iniziale di burro di Karitè su una parte del corpo diversa dal viso per assicurarsi l’assenza di possibili reazioni allergiche o irritazioni. In caso di reazione allergica, interrompere l’uso del prodotto e consultare un medico per un’azione correttiva adeguata. Le persone con allergia alla frutta a guscio sono a maggior rischio di sviluppare un’allergia al burro di Karitè.
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